Una camminata in montagna. Anche se domestica come non ricordare Walter Bonatti ? Per tanti di noi un riferimento : lo stile alpino, la coerenza, la tenacia , l'umiltà...
Walter Bonatti: più di mille, a Lecco, per l’ultimo saluto
Un maglione rosso, un mazzo di rose bianche e due stelle alpine adagiate sul feretro di Walter Bonatti: per l’ultimo saluto all’alpinista 81enne morto pochi giorni fa a Roma, oggi a Lecco si sono radunate circa mille persone fra parenti, compagni di cordata, amici e semplici appassionati di montagna.
La commemorazione funebre dello scalatore, esploratore e giornalista si e’ celebrata a Villa Gomes, ai piedi del Resegone, che con la Grigna era una delle vette piu’ amate da Bonatti.
Anche se lui viveva ormai da anni in Valtellina, la famiglia ha scelto la citta’ manzoniana per l’addio al grande alpinista.
E a dare il benvenuto al feretro c’era il sindaco di Lecco, che ha ricordato la ” bella serata del 2 novembre 2010, quando al Teatro della Societa’ abbiamo festeggiato l’80esimo compleanno dell’amico Walter”.
Commosso anche il saluto dei ”maglioni rossi’ dei Ragni di Lecco, il gruppo di scalatori noto in tutto il mondo e del quale Bonatti era membro dal 1994.
La compagna degli ultimi trent’anni, Rossana Podesta‘, ha ringraziato la folla che si e’ stretta in un abbraccio attorno al feretro: ”Sono sicura che da lassu’ Walter vi sta dicendo grazie”.
A rendere omaggio a Bonatti anche il compagno di cordata francese Pierre Mazeaud, 82 anni: ”Ti ricordo come un fratello. Oggi sono triste, ma resti un esempio di rettitudine”.
E’ stato poi letto il messaggio inviato da Reinhold Messner: ” Rimaniamo senza il nostro capo cordata. Per me resti il cristallo piu’ limpido delle cime. Alpinisticamente il piu’ grande, umanamente il piu’ puro”.
14 settembre 2011
«Caso K2»: Bonatti riabilitato dopo 54 anni
MILANO - Dopo ben 54 anni la storia del K2 viene riscritta. Le cose non sono andate come ci erano state raccontate da Ardito Desio, il capo della spedizione italiana alla seconda montagna del pianeta. La versione ufficiale dell' ultima parte della salita dal campo VII in su è invece quella messa a punto dai tre saggi, Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi, espressamente nominati dal Club Alpino Italiano nel febbraio 2004. Cosa accadde lassù, a oltre 8000 metri, nella zona della morte, tra il 30 e il 31 luglio 1954?
Gli elementi di novità acquisiti dall' expertise sono esplicitamente sottolineati da Annibale Salsa, presidente generale del Cai, in una nota che apre il volume nel quale la relazione viene finalmente pubblicata: K2, una storia finita a cura di Luigi Zanzi (Priuli&Verlucca, 144 pp., 12 ). A Walter Bonatti e all' hunza Mahdi viene finalmente riconosciuto un ruolo cruciale nella conquista del K2. Diversamente da quanto inizialmente sostenuto, la salita alla cima venne compiuta da Lacedelli e Compagnoni con l' uso dell' ossigeno recato dai compagni. Essi spostarono del tutto arbitrariamente il campo più in alto di circa 250 m rispetto al punto fissato (da 7900 m a 8150 m), in una zona invisibile, al di là di un' impegnativa traversata rocciosa.
Il nuovo sito era difficilmente raggiungibile da Bonatti e dall' hunza Mahdi, incaricati di portare a quella quota le bombole d' ossigeno per il balzo finale agli 8616 m della vetta. L' inspiegabile carenza di comunicazioni tra Compagnoni-Lacedelli e Bonatti-Mahdi costrinse questi ultimi a bivaccare di notte nella tempesta a circa 8150 m d' altitudine, con gravissimo rischio per le loro vite. Vittima di accuse infamanti, Bonatti si era battuto fin d' allora anche nei tribunali per ottenere il riconoscimento della sua verità.
A quattro anni dal cinquantesimo anniversario della conquista dell' unico ottomila raggiunto in prima ascensione dagli italiani, per lui questo è un risultato importantissimo. Ma già Messner nel 2004 aveva affermato che, se la conquista del K2 ha il proprio padre in Ardito Desio, ha certamente il secondo padre in Walter Bonatti. Grazie alla pubblicazione della relazione, si mette fine allo strascico di polemiche, accuse, processi e figuracce seguiti a una scalata che voleva essere il simbolo del riscatto del nostro paese dopo l' umiliazione del fascismo e della guerra. Solo ora la storia della nostra conquista del K2 può dirsi davvero finita. Al Cai il merito di avere avuto il coraggio di smentire, sia pure dopo mezzo secolo, la versione di Desio, ripristinando finalmente la verità storica.
20 novembre 2009
Scrivi commento