LE
CIARAMELLE
di Giovanni Pascoli
Udii tra il
sonno le ciaramelle, |
suono di chiesa, suono di chiostro,
O ciaramelle degli anni primi, |
E' una di quelle poesie apparentemente "minori" di Giovanni Pascoli, ma che in realtà è l'eco fedele della profondità del suo mondo interiore, un riandare autobiografico all'infanzia
L'arrivo degli zampognari dai monti, a metà dicembre, era un particolarissimo annuncio sonoro dell'imminente periodo natalizio. Un suono da "organo dei poveri", che Pascoli definisce con termini quanto mai felici: "suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla..."
Nel ricordo del poeta c'è certo nostalgia dell'infanzia, di quegli "anni primi".
A volte si vorrebbe - ma non è possibile - tornare al tempo in cui, bambini e ragazzi, si era felici o si piangeva per cose che in realtà erano "di nulla", in confronto agli eventi e problemi ben più seri dell'età matura, quando ognuno di noi viene messo personalmente di fronte "al vero", quando le domande e la ricerca di un senso del proprio vivere diventa inderogabile ed esige una altrettanto personale risposta. I bambini osservano incantati un simile scenario, nell'età matura l'incanto può trasformarsi in vera "contemplazione", preghiera e anche... qualche lacrima, di quelle lacrime però che come dice Pascoli "sono buone", purificano l'animo e lo dispongono a un ritrovato equilibrio interiore,
NATALE, UN GIORNO
di Hirokazu Ogura
Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale - un giorno - gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno
La notte di Natale gli animali parlano
A mezzanotte in punto le bestie smisero di ruminare e si scambiarono gli auguri. Il bue si slegò e, avvicinatosi all’asino, gli parlò: – Caro amico, sappiamo tutti che due nostri antenati si comportarono utilmente e proficuamente con Gesù deposto nella mangiatoia, scaldandolo con il loro fiato; tuttavia noi discendenti non siamo degnati di alcuna riconoscenza, anzi siamo maltrattati e costretti all’aratro, alla soma, al carro.
Un somaro condusse Gesù, Giuseppe e Maria fino in Egitto; un altro ciuccio, il giorno delle Palme, portò a cavalcioni Gesù per le vie di Gerusalemme. Inoltre, un vitello mio antenato prima si fece ingrassare ben bene e poi si lasciò macellare per fornire braciole e cotolette per le nozze di Canaan, cui Gesù era invitato.
L’asino, abbastanza risentito, rispose: – Caro collega, stai proprio parlando a vanvera. Il Signore Iddio non maltratta noi animali, anzi sta favorendo maggiormente noi somari e voi buoi, elevando il nostro ceto. Da tempo l’Onnipotente sta adeguando la razza asinina e la razza bovina alla stirpe umana, livellando gli uomini intelligenti, i somari asineschi e i buoi con le corna.
Non è evidente, insomma, che diventano sempre più numerosi gli uomini ciucci e sempre più frequenti gli uomini cornuti?
Io, che avevo seguito attentamente tutto il discorso, alla fine dovetti convenire che l’asino aveva proprio ragione.
Le querce e l’Albero Sacro
Per i Dakota - popolo delle pianure nord americane -un essere soprannaturale diede loro gli altari e i Sacri Insegnamenti.
Compresa in questa Alleanza vi era una Sacra Pipa (Canupa) che significa "Due Alberi" (da can: legno, albero e nupa: Due), attraverso la quale viene espresso il rispetto per quel che riguarda le parole Mitakuye Oyasin (siamo
tutti correlati).
Il Creatore ha piantato un Alberto Sacro per tutti noi che viviamo su questa terra.
Sotto questo albero le persone si radunano per trovare la guarigione, il potere, la saggezza e la sicurezza. Le sue radici si sono propagate nella profondità della Madre Terra, i suoi rami sono rivolti verso l'alto in preghiera al Padre Cielo.
I frutti di quest'albero sono le buone cose che il Creatore ha dato agli uomini: gli insegnamenti che mostrano il percorso verso l'amore, la compassione, la generosità, la pazienza, la saggezza, la giustizia, il coraggio, il rispetto, l'umiltà e tanti altri doni meravigliosi.
La vita dell'Albero Sacro è la vita del Popolo degli Uomini.
Se il Popolo degli uomini si allonterà dall'ombra protettiva dell'Albero, se dimenticherà di cercare il nutrimento nei suoi frutti, sarà afflitto da una grande sofferenza. L'uomo inizierà a muovere guerra all'altro uomo per un nonnulla, si dimostrerà incapace di dire la verità e di trattare suo fratello con onestà. A poco a poco l'uomo avvelenerà se stesso e tutto ci ò che tocca.
L'Albero non morirà mai, e fintanto che avrà vita, anche l'uomo vivrà.
Ma – ascolta - è stato predetto che un giorno l'umanità si desterà come da un lungo torpore e cercherà ancora l'Albero Sacro.
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