La nascita del bimbo Autunno
Come in ogni anno, e per ogni età, il bambino Autunno di questo periodo nascerà.
Coperto da canti, di alberi tristi, che con il loro suono ne accompagnano la nascita.
Il bambino dell’Autunno,che dalla madre Terra ne spunta con le foglie,viene a portare allegria in maniera differente.
Al suo uscire dal guscio della Terra, getta fuori gemiti di vento e tempesta.
Il suo corpicino è fatto di radici, e i suoi occhi sono color di zucca fresca.
Le sue unghie profumano di sedano ,e le sue orecchie hanno forma di carote che sono appena state raccolte.
Ed ecco che appena nato,viene subito vestito da ornamenti preziosi, ma non d’oro, ne d’argento ma dall’amore materno degli alberi, che lasciando cader le foglie ne fanno per lui un vestito.
Il bambino crescerà in fretta e dovrà lasciare spazio al nuovo nascituro invernale, ma si racconta nei luoghi della fantasia infantile che in realtà l’Autunno viva per sempre e non muoia mai.
Non fa altro che racchiudere i ricordi del tempo e con essi gli abbracci e il calore delle persone a noi care e che ad oggi non ci sono più.
L’Autunno è un essere immortale, che nel profondo dei pensieri degli uomini rimane ,anche se badano troppo spesso alla voglia di Primavera.
Ma come del resto si pensa, ci sarà un perchè a tutto ciò…..
Cresci in fretta bimbo e porta con te il nostro tempo mortale, rendici radice che nella Terra non muore, nel ricordo di chi tramanda le nostre storie.
Equinozio d’Autunno: la magia del ringraziamento.
Quando il Sole entra in Bilancia, tra il 20 e il 24 di settembre, astronomicamente avviene l’Equinozio d’Autunno: per la seconda volta nell’anno, le ore di luce e di buio si equivalgono. La parte oscura e la parte luminosa sono in equilibrio.
Ma la luce è in fase calante e sarà il buio a prevalere, fino alle notti più lunghe del Solstizio d’Inverno.
Cosa poteva significare questo per i nostri avi, che non avevano luce elettrica e riscaldamento? La stagione buia e fredda era dura da passare. Non tutti ce la facevano, anche chi ci riusciva doveva combattere con il clima, le scorte che si assottigliavano e soprattutto la paura. La paura di non farcela, di non arrivare alla Primavera, la paura della Morte.
Ma siamo ancora all’Equinozio d’Autunno, il freddo è annunciato, ma ancora lontano. L’Estate è appena finita e i raccolti sono stivati, trasformati, preparati per la conservazione come si poteva.
E’ ora di ringraziare e di propiziarsi gli Dei, le energie cosmiche, affinchè ci proteggano, torni presto la buona stagione, siano giusti i semi e i nuovi raccolti sian ancor più ricchi.
L’Equinozio d’Autunno ha molte valenze simboliche ed è chiamato in molti modi: tempo del seme, festa del secondo raccolto, Mabon, Michaelmas (festa dell’arcangelo Michele).
Comunque lo si chiami e in qualunque modo lo si festeggi, la prima cosa da fare è RINGRAZIARE. E ringraziare è di per se’ un rito magico. Nel ringraziare si rende lode a Dio, in qualunque modo lo intendiate, ci si concentra sulla pienezza e sulla fortuna, si capisce quante cose belle abbiamo, quante persone meravigliose ci stanno vicino.
Un tempo, in Romagna ai bambini si diceva: “Impara le paroline magiche: grazie e per favore”.
Quanta saggezza in questi detti, in questa educazione di origine popolare, che discendeva certo da quelle “streghe”, donne avvezze a raccoglier erbe per campi e a dover trattare con chi non le considerava.
Dedicatevi tempo, rilassamento e coccolatevi con i dolci prodotti di questo periodo: uva, castagne, le marmellate appena fatte, le mele, magari anche con torte e frittelle, senza esagerare ovviamente.
Fate lunghe passeggiate: annusate gli odori della nuova stagione, gli aromi del sottobosco, osservate i meravigliosi colori e la loro dolcezza, sentite i profumi di caldarroste e legna che arde
Passate del tempo in silenzio, possibilmente ascoltando proprio il silenzio e vedrete che sorgeranno da dentro voi stesse/i parole nuove. Vestitevi dei colori dell’autunno e colorate anche la casa con cesti di foglie secche e colorate, con uva, melograni, castagne, noci, ma anche ghiande e bacche. Potete una cornucopia da centro tavola (potete comprarne una classica in vimini o essere più creative/i e farla con le vostre mani): sarà una bellissima decorazione e per magia simpatica proteggerà casa e famiglia e attirerà l’abbondanza. Cominciate a prepararvi delle calde tisane, l’erba magica di Mabon è la Salvia e alzate le difese immunitarie. Accendete candele di colori caldi e usate incensi di mirra ed ibiscus.
MA soprattutto meditate e RINGRAZIATE di cuore e siate felici.
La forza della nostalgia
La parola nostalgia, di derivazione greca ( νόστος –ritorno e άλγος dolore, dolore del ritorno ), viene spesso associata alla sofferenza che accompagna la consapevolezza della perdita irrimediabile di un passato che non può più fare ritorno.
Le sensazioni nostalgiche scatenano una tempesta di emozioni che vorremmo quasi catturare per impedirne la fuga o allontanare per il dolore che può procurarci.
Concentrati come siamo nel voler trasmettere sempre un’immagine positiva di noi, così come richiesto da una società proiettata sempre verso il futuro e che non ammette pause oziose di alcun genere, cacciamo via una parte del nostro essere per non apparire fragili nemmeno ai nostri occhi.
La nostalgia si vive in solitudine. Condividerla con gli altri spesso può indebolire la quantità di emozioni in grado di scatenare.
E non è una prerogativa dei deboli.
Contrariamente a quello che si pensa «Le persone nostalgiche sono in realtà le più forti, perché capaci di rimettere insieme i pezzi del passato e fare della vita un percorso compatto.»
La nostalgia è un sentimento che caratterizza le persone più forti che non hanno timore
alcuno nel guardare il passato.
La nostalgia è una lacrima che scivola lentamente e si trasforma in un sorriso.
Un momento inafferrabile e denso di un intero mondo intorno a noi, in cui si riesce a percepire anche il tocco di una mano che non c’è più.
Niente è per sempre, sembra sussurrarci la nostalgia…
E quel desiderio di tornare indietro ci rammenta il nostro legame indissolubile con il passato, con quella parte di noi che sembra essere andata via per sempre, ma che continua a scorrere impetuosamente dentro il nostro essere rendendoci la persona che siamo, in grado di smarrirci nella nostalgia senza paura.
La nostalgia può sorgere in qualsiasi momento.
Non è solo la tristezza a farla emergere.
Un’intensa e breve emozione di felicità può far riaffiorare un momento del passato lasciando che la mente indugi liberamente su quell’istante.
Non è tristezza.
Non è felicità.
È un istante che stringi gelosamente tra le tue mani o che vuoi allontanare da te.
«Un luogo mobile che appare e scompare sulle carte della fantasia ma sta ben saldo nel cuore di ognuno di noi.».
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